Libia al tempo di Gheddafi

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25.04.2008 – Venerdì – 1° giorno

Italia – Tripoli

Arrivo all’aeroporto di Fiumicino e le voci che fino a prima ho immaginato, prendono forma…

Siamo un bel gruppo, variegato… io questa volta sono la più giovane!

Ovviamente la Lybian Air ha un piccolo ritardo di due ore che passiamo a raccontarci un poco l’itinerario e quello che sarà il viaggio.

Finalmente ci imbarchiamo e dopo due ore siamo a fare la fila all’immigrazione. Lascio il foglio con i nomi delle persone del gruppo in arabo; il funzionario ha una copia del nostro visto.

Consegniamo tutti i passaporti (il gruppo deve stare unito) e dopo una mezz’oretta siamo fuori dall’aeroporto, con i nostri bagagli.

Assieme a Mimi, la cassiera, andiamo a cambiare 3500 euro alla banca dell’aeroporto e poi, assieme al nostro autista, raggiungiamo l’hotel Marhaba.

Lasciamo velocemente il bagaglio e subito rientriamo sul pulmino per dare una prima fugace visita alla splendida Tripoli.

Visitiamo per primo l’Arco di Marco Aurelio, porta di saluto verso il mare e la moschea del Gurgi e di Karamanli, splendidi esempi di arte musulmana.

Finiamo per perderci dentro i vicoli deserti della medina. Oggi è venerdì e tutti o quasi i negozi della medina sono chiusi; anche deserta i vicoletti tutti colorati e con fronde di meravigliosi fiori viola che ne fanno da cornice, la medina ha il suo fascino, quasi irreale, come congelata in un solo momento.

Sorseggiamo il primo te in piazza di fronte alla splendida torre dell’orologio.

Sono ormai le 20 e la fame inizia a farsi sentire…

Salah, sotto nostra esplicita richiesta, ci porta al mercato del pesce, a circa 5 km.

E qui ci sbizzarriamo Continue reading “Libia al tempo di Gheddafi”

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Hoggar, il deserto algerino

Hoggar 12_2007_0050.jpgL’Ahaggar o Hoggar è una immensa regione vulcanica nel centro-sud dell’Algeria.

Il termine arabo“Ahaggar” significa “luogo della paura” probabilmente per gli impressionanti paesaggi che lo caratterizzano.

Erodoto localizza proprio lì il popolo degli Atlanti dove vi erano le “COLONNE CHE REGGEVANO IL CIELO”(evidente riferimento ai picchi dell’Atakor)
Le eruzioni, che hanno ricoperto questa vastissima regione, erano iniziate verso la fine dell’Eocene, 35 milioni di anni fa, quando il continente africano era entrato in collisione con quello europeo.

I fenomeni effusivi, a più riprese, continuarono a manifestarsi fino al recente Quaternario, quando già gli uomini del Paleolitico si aggiravano in questi territori.
Il massiccio dell’Hoggar occupa una superficie di circa 530.000 chilometri quadrati (quasi come l’intera Francia) con montagne che sfiorano i 3000 metri s.l.m. Dal 1987 la regione è stata dichiarata Parco Nazionale dell’Ahaggar per salvaguardare le innumerevoli peculiarità che racchiude sia sotto il profilo geologico, antropologico, preistorico, faunistico e botanico.

Hoggar, racconto del mio primo viaggio nel deserto

Quel mio primo viaggio nel deserto non mi ha regalato solo indescrivibili emozioni e paesaggi di inimmaginabile bellezza, in quell’avventura ho anche conosciuto Gianni e Cristina, incredibili compagni di mille avventure, amici veri, di quelli che solo chi è fortunato può aver la possibilità di incontrare.

27.12.2007 – Giovedì – 1° giorno

Italia – Algeri

L’aereo dell’Air Algerie è in ritardo, ma quanto ci lascerà con l’amaro in bocca, sarà una volta arrivati a Tam, dove il volo interno verrà posticipato al giorno successivo, alle 9 dicono…

Siamo stanchi esausti, sconvolti per un volo che dura solo 2 ore e mezza, ma che per il caos, l’inefficienza e la scortesia dell’Air Algerie, sembra durare molto, molto di più.

Sconsolati ci portano all’albergo solo all’una di notte, dove ci viene anche offerto una cena a base di pollo e riso.

La mattina dopo colazione alle 6 e di nuovo in aeroporto.

 

28.12.2007 – Venerdì – 2° giorno

Algeri – Tamanrasset – Assekrem

L’Air Algerie non ha confini quando si tratta di inefficienza. Ci fa arrivare tutti alle 9, per poi farci aspettare fino alle 12:30.

Ed è grazie ad una signora dell’Air Algerie che si prodiga a trovarci l’equipaggio che partiamo oggi e non il giorno successivo…

In questo periodo ci sono tantissimi pellegrini che vanno alla Mecca e l’Air Algerie ha un numero limitato di aeromobili e di personale, conseguenza, ritardi su ritardi…

Comunque sia, siamo sull’aereo, dove le hostess ci assegnano il posto a seconda di come saliamo.

Io capito vicino ad un professore di architettura islamica che mi racconta l’Algeria, o meglio, la sua Algeria, dandomi delle belle dritte su come comprare al mercato e su cosa vedere nel prossimo viaggio algerino.

Quando arriviamo ad aspettarci ci sono i nostri capi autisti e Khirani.

Paghiamo quando dovuto e subito ci mettiamo in jeep alla volta dell’Assekrem.

Sappiamo già che non arriveremo per la magia del tramonto…

Per la strada vediamo la meraviglia delle rocce che spuntano come lame dal terreno sabbioso. E quando siamo ormai al tramonto, ci soffermiamo a gustare i colori del massiccio dell’Ahagar.

Ormai è tardi, mettiamo i sacchi a pelo nella nostra stanzetta, e andiamo a cena.

Non appena abbiamo finito, ci chiudiamo in camera, apriamo le scatole di cibarie e decidiamo cosa manca, in un marasma di gentil donzelle che si sfidano a botte di menu.

 

29.12.2007 – Sabato – 3° giorno

Assekrem – Guelta Afilal – I-N-Fegou

Sveglia alle 5:45 per incamminarci su all’eremo che fu di Père de Foucauld. La stradina sale su diritta, fino a quota 2728, sono solo 15 minuti, ma abbastanza faticosi.

Ci fermiamo ad aspettare l’alba, che in questo periodo dell’anno è attorno alle 7:00 (all’interno del rifugio dove viene servita la cena ci sono delle tabelle dell’alba suddivise per mese).

In cima c’è una bussola panoramica del touring club de France per il riconoscimento delle cime che si ammirano da lassù.

Infreddoliti, ma con il meraviglioso panorama ancora negli occhi, scendiamo a fare colazione, poi prepariamo le jeep ripartiamo alla volta di Tam.

Ci fermiamo per la strada per ammirare la meravigliosa Guelta Afilal, il maggior corso d’acqua dell’Ahaggar.

Guelta è un termine arabo usato in Nordafrica per indicare qualunque bacino d’acqua naturale, dalla pozza d’acqua a un vero e proprio lago.

Percorriamo a piedi alcune centinaia di metri costeggiando il fiume e ci fermiamo a pranzare in questo posto meraviglioso.

A Tam faremo la spesa al mercato e dopo aver preso la bombola, lasciamo le strade asfaltate di Tam, per iniziare ad immergerci verso il deserto.

Dobbiamo fare campo prima che sia troppo buio e quindi ci sistemiamo in questa piana, vicino a I-N-Fegou.

Dopo cena, restiamo col naso all’insù per ammirare il magnifico cielo stellato.

30.12.2007 – Domenica – 4° giorno

I-N-Fegou – El Guessour

Sveglia alle 6:30, colazione alle 7:00 e partenza alle 9:00.

Dopo pochi km incontriamo il pozzo di Tahankirt, dove c’è una donna che pascola le sue piccole caprette. Ci fermiamo a socializzare, poi di nuovo sulla jeep.

Incontriamo l’Argal, una montagna maestosa che raffigura un vecchio cammello, poi continuiamo a percorrete il Oued Zazir.

Pranzo al Oued Ekarkar e poi ancora in jeep, per arrivare alle porte del Tassili, dove vediamo i primi graffiti.

Il paesaggio è splendido, lunare, pieno di rocce che sembrano uscite da un film di fantascienza.

E’ ormai tardi, ci perdiamo un poco a zonzo nel oued Ahtez e poi risaliamo in jeep per cercare un bivacco lontano dai pochi turisti che abbiamo incontrato nel oued.

I nostri autisti si avventurano su per le rocce fino a portarci in un canyon sabbioso nascosto da alti pinnacoli.

Poco più in là un letto di basalto ed un paesaggio davvero maestoso ci aspetta, per un tramonto spettacolare ed un’alba senza eguali.
Lauta cena riscaldati dal fuocherello e nanna verso le 10, dopo esserci raccontati vari aneddoti.

31.12.2007 – Lunedì – 5° giorno

El Guessour – Tin Akacheker – Taguelmand Samed – Tagrera

Ci svegliamo di buon ora, per fare una passeggiata nella colata basaltica vicino al nostro campo, aspettando l’alba.

Ci arrampichiamo sui pinnacoli e ci perdiamo nell’immensa bellezza di questo posto così irreale da sembrare non terrestre, lunare.

Poi facciamo colazione e, dopo aver preparato i bagagli, ci incamminiamo verso valle, aspettando che i nostri autisti riescano a far partire l’auto.

Siamo di nuovo in jeep e di nuovo lo sguardo si perde in queste vaste distese di sabbia gialla.

Ci perdiamo fra la sabbia e gli archi di roccia, far cui il più bello, l’arco di Akacheker.

Dopo aver passeggiato sulla sabbia, e aver scattato tantissime fotografie a questi paesaggi magici, con pinnacoli, guglie, dune, ci accampiamo a Tagrera, in un anfiteatro naturale con incisioni rupestri, di fronte a noi un’alta duna.

Lasciamo tutto per arrampicarci in cima e perderci nel silenzio del luogo aspettando il tramonto.

Poi, eccitati dalla bellezza dei luoghi, iniziamo a preparare il cenone.

Cantiamo, balliamo e i nostri autisti ci registrano, ridendo anche in mezzo a noi.

Festeggiamo la mezzanotte e poco dopo ci ritiriamo nelle nostre tende, speranzosi per l’auto che domani deve arrivare da Tam, visto che la nostra, ormai, non funziona davvero più!

 

01.01.2008 – Martedì – 6° giorno

Tagrera – Dalle – Tahaggart

Mi sveglio con la voce di Augusta che intima ad Aurelio di mettere su il te.

Apro la tenda e vengo accolta dalle incisioni preistoriche.

Oggi ce la prendiamo con calma, ci sdraiamo a prendere un poco di sole, poi, solo dopo aver aggiustato l’auto alla bell’e meglio, salutiamo i ragazzi venuti da Tam e, dopo aver cambiato auto, ci dirigiamo a Dalle, per immergerci in un deserto roccioso.

A Dalle sorge una roccia nera, lavica in mezzo ad un verdeggiante campo di piselli.

La roccia è completamente ricoperta da graffiti, ci sono piedi, giraffe, rinoceronti, ricordo del tempo che fu.

Gli autisti mi tengono il muso perché ho voluto cambiare jeep. So cosa significa per loro, ma è anche vero che quell’auto così non poteva andare avanti…

Piantiamo il campo a Tahaggart. Notte fredda, ma posto incantevole.

02.01.2008 – Mercoledì – 7° giorno

Tahaggart – Tin Hagoula – Youfh Aglal

I paesaggi diventano ogni giorno più belli.

Nell’Hoggar si possono passare nello stesso posto, 2 ore, ma anche settimane intere.

Ci sono guglie, pinnacoli, dune che chiedono solo di essere scalate. E poi c’è il vento che tutto muta, che ci regala ogni giorno un deserto diverso.

Si possono sprecare fiumi di parole cercando di descrivere anche solo la diversità della sabbia, di ogni singolo granello, per dimensione, forma, colore e storia.

Il deserto è vivo e muta ogni giorno, in fretta, lentamente.

Ogni giorno non è uguale a se stesso. Come ognuno di noi.

Ci accampiamo a Youfh Aglal, e come ogni sera, ci raccontiamo storielle e giochi davanti al fuoco.

03.01.2008 – Giovedì – 8° giorno

Youfh Aglal – Youfh Ahakit – Tblist – Tin Tarabine – Tigoul Golen

Arriviamo a Youf Ahakit, luogo protetto che propone un vasto paesaggio con rocce erose in modo bizzarro e una vasta diversità di graffiti, e ci divertiamo a trovare somiglianze fra le rocce e gli animali, a fare fotografie, a guardare semplicemente lo spettacolo della natura.

Poi continuiamo per il letto del Tin Tarabine, godendo di meravigliosi scorci.

Pranziamo sotto un’acacia e ci divertiamo a giocare a bocce con gli zucchini rotondi trovati in ogni angolo del deserto.

Uscendo dalla gola del Tin Tarabine, si lascia definitivamente il Tassili per ritrovare l’Hoggar vulcanico con la sua rete di letti asciutti costellata di vegetazione relativamente ricca dove spesso i cammelli pascolano.

Saliamo in un paesaggio che sembra una miniera di carbone, tutto attorno a noi ci sono piccole montagnole di sassi e tanto freddo.

E’ l’ultima notte nel deserto, la passiamo a mangiare dolciumi, giocare con gli autisti e a raccontare barzellette.

Domani ci attende l’incognita dell’Air Algerie….

04.01.2008 – Venerdì – 9° giorno

Tigoul Golen – Indelek – Fuatas – Tamekrest – Tamanrasset

Peccato, è l’ultimo giorno.

Ci svegliamo come ogni mattina e iniziamo la nostra corsa verso Tamanrasset.

Per la strada incontriamo lo splendido villaggio di Indelek, dove varrebbe davvero la pena di pernottare passando un poco di tempo con la popolazione indigena.

Poi ci spingiamo fino a Tamekrest, per vedere la cascata, ombreggiata da oleandri.

Scaliamo la roccia liscia erosa dall’acqua fino alla cima, per poi tornare dai nostri autisti.

Alle 14:00 arriveremo a Tam e affamati pranzeremo vicino al mercato giornaliero.

Dopo questa mega scorpacciata di cibo, lasciamo le nostre cose dalla guest house della Takialt Expeditions e ci dividiamo in chi preferisce fare un giro in città e chi fa prima la doccia.

Io mi perdo nel mercato locale con Augusta, c’è invece chi cerca di dar fondo ai pochi dinari cambiati per qualche souvenir.

Cena luculliana alla guest house e poi in aeroporto.

05.01.2008 – Sabato – 10° giorno

Tamanrasset – Djanet – Algeri – Italia

Ormai il viaggio è terminato, è stato splendido, indescrivibile, come quel cielo stellato così vicino che mi poterò per sempre negli occhi.

 

Alcune informazioni utili

Contate di fare colazione verso le 7 per avere il tempo di disfare il campo ed essere pronti a partire alle 9:00

La sera si cerca di arrivare in un luogo panoramico dove fare il campo per le 16:30, 17:00 per avere il tempo per scoprire un poco il luogo a piedi.

Contate che per preparare la cena ci si mette più o meno 1 ora e mezza.

Contate inoltre che per disfare il campo e preparare i bagagli ci vuole 1 ora abbondante.

Per gli orari, consultatevi comunque sempre con gli autisti.

 

Marocco

 

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24.04.2006 – Lunedì – 1° giorno

Italia – Casablanca

Cassa comune: 3580 DH; spesa pax: 223.75 DH

Sono le sei e mezza del mattino, quando mi chiama Luigi: al desk Alitalia lo hanno informato che l’aereo è in overbooking… Il problema rientrerà non appena l’agente di Malpensa di Avventure porterà i biglietti.

Il gruppo di Bologna parte nel pomeriggio e io e i ragazzi di Roma siamo gli ultimi a partire.

Conoscersi è sempre un’emozione, soprattutto per chi ha già scritto a tutti e si è sentita per telefono.

il volo è buono, il cibo, stranamente anche e dopo tre ore siamo a Casablanca.

Ormai è notte tarda e dopo aver compilato la classica carta per il visto, ci mettiamo in fila, pronti per salire su taxi fiammanti che avremmo preso poco dopo.

E’ sera, siamo in periferia, ma Casablanca non mi sembra tutto sto che…

Arriviamo in albergo, distribuisco le chiavi e poi nanna meritata!

 

25.04.2006 – Martedì – 2° giorno

Casablanca – Moulay Idriss – Vollubilis – Méknes – Fés

Cassa comune: 4936 DH; spesa pax: 308.5 DH

Ci svegliamo davvero presto, dobbiamo partire alle 6:15! Di fronte ad una meravigliosa colazione iniziamo a ciaccolare per conoscerci meglio. la curiosità è sempre tanta, e anche se le ore di sonno sono poche, una volta nel pullmino non riusciamo a chiudere occhio, perché il viaggio è iniziato e anche se stiamo percorrendo una lunga e noiosa autostrada, siamo in Marocco e il nostro compagno di pullmino, è un perfetto sconosciuto, ma che come noi, ha tanta voglia e passione per il viaggio!

Ci fermiamo a fare benzina e, anche se il piano era di fermarsi dapprima a Mèknes e poi Vollubilis e Mopulay idriss, a causa della visita in città del re, siamo costretti a iniziare questo assaggio del Marocco, da Moulay idriss.

A Moulay idriss ci stiamo poco, 3/4 d’ora, tempo di assoldare una guida che ci porti ad ammirare questo grazioso e caratteristico paesino dall’alto, dove possiamo anche intravedere il Mausoleo di Moulay Idriss. Scendendo a piedi, per le colorate viuzze, ammiriamo anche l’unico minareto cilindrico del Marocco.

Mauolay Idriss è uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del paese.

Purtroppo il tempo ci rincorre e dobbiamo risalire sul pullmino, dove in 15 minuti raggiungiamo Vollubilis, anche qui decidiamo di affidarci ad una guida.

Vollubilis è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel dicembre del 1997 e risale in gran parte al II e al III secolo d.C.; tuttavia alcuni scavi hanno rivelato che questo luogo fu abitato da mercanti cartaginesi sin dal III secolo a.C.

Non perdetevi assolutamente la pace che il luogo evoca, con le numerosissime cicogne che hanno fatto degli antichi monumenti la propria casa e i mosaici, davvero belli e ben conservati, nonostante l’esposizione alle intemperie.

Dopo l’ora a nostra disposizione per la visita di Vollubilis, raggiungiamo in 1:30 Mèknes, dove, affamatissimi, offriamo un thé alla fantastica Bouchra, che ci accompagnerà in una visita davvero unica della sua città, mentre noi pranziamo con un panino veloce, gustato in uno dei tanti chioschetti della piazza principale.

Visitiamo i vicoli, partendo da Place El Hedim e Bab Mansur la meravigliosa porta monumentale d’ingresso alla città imperiale, la grande moschea e la medersa Bou Inania. Purtoppo i granai sono chiusi a causa della festa dell’agricoltura.

Bouchra è una ragazza incredibile, parla un italiano davvero corretto e fluente e con lei sembra di essere a spasso per la città con un’amica davvero colta ed attenta.

Finiamo la visita da un simpatico venditore, che si rivelerà un astuto truffatore, rifilando a due partecipanti il tappeto che non avevano comprato!

Contenti per il nostro primo vero giorno di viaggio, stremati, saliamo sul pulmino per raggiungere Fès.

Affamati, decidiamo di andare subito a mangiare, provando un nuovo ristorante e poi andiamo all’albergo Errabie, che non ci ha tenuto la prenotazione! Stanchi e davvero arrabbiati, dopo aver fatto mille parole con il proprietario, ripieghiamo sulla soluzione Lonely Planet, utilizzando il telefono dell’Errabie.

 

26.04.2006 – Mercoledì – 3° giorno

Fés – Ifrane – Midelt – Ksar Ait Aatmane

Cassa comune: 4936 DH; spesa pax: 308.5 DH

Iniziamo la visita di Fes con la nostra brava guida Nor. E’ davvero una città incredibile e meriterebbe un paio di giorni, per goderla appieno e per poter entrare davvero nelle sue realtà così contrastanti.

Fès è stata la prima capitale del regno nell’808 con Idriss II; essa si sdoppia in el-Bali, la città antica e in el-Jedid, la nuova.

La medina è una delle più grandi città medievali del mondo, con le sue oltre novemila vie e vicoletti stretti e tortuosi. il fulcro della città è rappresentato dalla moschea el-Qaraouiyyin, dal tetto scintillante di tegole color smeraldo, purtroppo preclusa ai non mussulmani.

Ci perdiamo nel quartiere dei conciatori, in quel turbinio intenso di colori ed odori, dove la calce viva sta mangiando la carne degli uomini che lavorano assiduamente, sotto il sole cocente, sotto le orde di turisti che sopra alle terrazze li fotografano, alcuni non curanti della loro situazione, alcuni davvero incredibilmente indifferenti alla vista di questo indescrivibile girone dantesco, tanto colorato da sembrare quasi finto.

Da non perdere il Palazzo reale con i portali d’oro. Bab Bou Jeloud la porta principale della medina,molto bella per il suo colore blu, la Medersa Bou Inania, scuola di teologia, una delle più belle mederse del Marocco e un giro molto turistico per una delle classiche farmacie berbere.

Verso l’una ci mettiamo in marcia verso l’incredibile valle dei Cedri che raggiungeremo solo dopo una sosta ad Ifrane, cittadina molto da alpe francese, in un verdeggiante contesto, dove mangiamo e compriamo degli squisiti biscottini.

La valle dei cedri è meravigliosa, come del resto l’incredibile paesaggio che ci porta fino al nostro albergo.

Intravediamo anche le bianche ed innevate cime dell’atlante, non sappiamo più dove guardare, i paesaggi sono davvero incredibili e bisognerebbe avere più tempo, per potersi fermare, per poterli gustare a pieno, dormendo non appena fa buio, cercando si non perdere questa meraviglia di paesaggio.

Sul tardi arriviamo al nostro albergo, in mezzo alle gole dello Ziz, in mezzo ai proprietari berberi ed incredibilmente ospitali e cortesi.

Ci preparano il cibo ed una festa, con musica e tocco romantico in terrazza a vedere le stelle!

Qui incontriamo Ben.

 

27.04.2006 – Giovedì – 4° giorno

KSAR AIT AAITMANE – VALLE DI ZIZ – ERRACHIDIA – SOURCE BLUE DE MEZKI, MERZOUGA – ERG CHEBBI

Cassa comune: 32247 S£; spesa pax: 1615 S£

Ci svegliamo per partire verso le 8:00. Oggi dormiremo nel deserto!
Partiamo dall’albergo per arrivare sul primo punto panoramico; da lì si ammira tutta la valle dello Ziz, con la sua verdeggiante natura e le sue case in fango, davvero bella e suggestiva! Poi ripartiamo, con Ben che ci racconta un poco la vita della popolazione berbera, i loro usi e costumi, le abitudini e qualche cosa in più sul Marocco (come la scuola guida e come si ottengono facilmente le patenti…)
Ad Errachidia io e Caterina (viaggeremo a gruppo pressoché riunito fino a domani), andiamo nell’agenzia della Royal Maroc a confermare i voli, i nostri partecipanti si dilettano per il paesino andando a comprare frutta e verdura, mortadelline di mucca, pane e quant’altro gli venga in mente per poter fare uno spuntino in una classica casa berbera.
Ripartiamo da Errachidia alla volta delle sorgenti Blu, dove fa davvero caldo. Le sorgenti non sono bellissime, o almeno non come me le aspettavo; la vegetazione è davvero rigogliosa, ma non si può dire lo stesso per il ruscello che vi scorre in mezzo. Ciò che mi affascina maggiormente è il paesino che si intravede fra le fronde, tutto interamente in fango e la vitalità dei bimbi che popolano le sorgenti, tutti indaffarati alla costruzione di cammelli con le fronde delle palme.
Contagiati dalla vitalità dei bambini, rientriamo nel nostro inseparabile compagno di viaggio, il pullmino, per arrivare a pranzare nel giardino di una ospitalissima famiglia berbera, che ci offre il classico thé. Mangiamo all’aria aperta, sotto le tende, in completo relax, ci gustiamo un buonissimo thé alla menta e, dopo aver dato loro una meritatissima mancia, ripartiamo per l’oasi di Merzouga… I nostri cammelli partono alle 16!!!
Il paesaggio cambia continuamente e si iniziano ad intravedere le dune all’orizzonte.
E’ incredibile, in poche ore siamo immersi nel piccolo pezzo di Sahara del Marocco. Ci prepariamo in fretta uno zaino e saliamo sui dromedari, come cuscino, la nostra coperta per la notte.
E’ vero che se si sale sull’Erg Chebbi, la duna più alta del Sahara marocchino si può scorgere la fine del deserto stesso, ma il silenzio, i colori e il freddo unito al vento che cala dopo il tramonto, mi avvolgono come in mezzo al deserto vero.
Il paesaggio è splendido, i colori delle dune cambiano ogni secondo e il silenzio è davvero intenso, fa quasi male alle orecchie.
La sera, tajine i pollo e poi ci riuniamo su per la duna, a parlare a scherzare e ad ammirare quelle stelle così intense da sembrare quasi finte.
Domani saremmo tutti più uniti, nella magia di quei colori ed odori, immersi in quelle incredibili sensazioni miste ai brividi di freddo che solo un ambiente rigido ed inospitale come il deserto può ricreare!

 

28.04.2006 – Venerdì – 5° giorno

ERG CHEBBI – MERZOUGA – RISSANI – TINERHIR – GOLE DI TODRA – GOLE DI DADES

Cassa comune: 29853 S£; spesa pax: 1493 S£

Sveglia di buon ora, dopo la tortura dei dromedari, ci aspetta una sana e buonissima colazione e una doccia di unico ristoro!
Partiamo ancora in preda ai dolori che la passeggiata a dorso di cammello ci ha procurato, per arrivare a Rissani, un splendida kasbah incredibilmente ben conservata.
All’interno incontriamo una gentilissima famiglia che ci ospita per un thé. La moglie è davvero bellissima e il marito molto gentile, mi fa vedere varie fotografie che lo ritraggono con molti occidentali che sono passati per Rissani.
Mi sconvolge sempre come la semplicità di queste persone riesca a comunicare più di mille parole; il loro sguardo fiero e la loro gestualità così spiccata riesce a comunicare tutta la loro difficile condizione, ma anche la fierezza di vivere in un paese così incredibile come il Marocco, nella semplicità e bellezza unica di quelle case in fango così stupendamente conservate.
Dobbiamo salutare il nostro amico, ripartendo alla volta delle gole del Todra. Anche adesso ci fermiamo ad ammirare dall’alto lo spettacolare paesino di Tinerhir; quanto mi spiace non avere tempo a sufficienza per potermi perdere nei suoi meandri interni…
Arriviamo all’imbocco delle gole del Todra, dove il gruppo si divide, chi preferisce un pranzo comodo, seduti all’aria aperta, con i propri tempi, in puro relax, chi, come me, preferisce fare una piccola passeggiata in mezzo alle gole ed ammirare i colori delle rocce e la perfezione creata dalla natura.
Ripartiamo per la valle di Dadès, dove la conformazione rocciosa delle montagne è davvero incredibile, sembrano dei castelli di sabbia colata, di un colore rosso acceso, interrotti solo dalle verdeggianti oasi sparse in ogni dove.
Il nostro albergo è in una posizione davvero favorevole ad una bella passeggiata in mezzo alle gole; attraversiamo un ponte molto improvvisato e iniziamo a percorrere la sassaia, all’interno di questa gola creata da rocce altissime e con colori incredibili, che continuano a cambiare con l’avvicinarsi del tramonto.
Paghi della giornata, dopo il classico, ma sempre ottimo tajine di pollo e di carne, stanchissimi, ci congediamo!

 

29.04.2006 – Sabato – 6° giorno

GOLE DI DADES – OUARZAZATE – AIT BENHADDOU – MARRAKECH

Cassa comune: 10816 S£; spesa pax: 541 S£

Oggi partiamo davvero di buon ora, verso le 6:00 siamo già sul pullmino; vogliamo arrivare a Marrakech prima del tramonto, ma non vogliamo perdere i patrimoni dell’UNESCO che i sono per la strada.
Oggi è anche il compleanno di Giorgio, 30 anni!
Alle 9:00 siamo a Ouarzazate, prendiamo una guida, che i porta all’interno della kasbah, a mio avviso malamente ristrutturata dall’Unesco. Purtroppo l’interno è stato completamente rivestito di calce bianca, che toglie un poco di quel fascino che hanno gli interni delle case di fango. I soffitti sono finemente decorati e conservati.
Abbiamo poco tempo, quindi ci affrettiamo per un mordi e fuggi del meraviglioso paesino. Bisognerebbe riuscire a dormire qui, magari saltando qualche trek per le gole o arrivando di notte tarda, ma cercando di gustarlo appieno, con i colori tenui dell’alba.
A malincuore risaliamo sul bus per raggiungere Ait Benhaddou.
La giornata è splendida e il paese è davvero suggestivo. Bisognerebbe spendere almeno due ore, senza nessuna guida, perdendosi fra i meandri dei suoi freschissimi vicoletti, facendosi cullare dalla propria curiosità e senso dell’orientamento.
Ait Benhaddou è stato inserito nel 1987 dall’UNESCO nella sua lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità. Fondato nel XII secolo, tutto costruito in terra, controllava l’antico passaggioche dal Draa portava a Marrakech. la sua architettua risponde ad esigennze di difesa: le mura esterne sono cieche, alte, con solo tre porte, che erano chiuse la notte e sorvegliate.
Ed eccoci ancora qui, ancora una volta sul nostro bus, eccitati al pensiero che tra poche ore saremmo a Marrakech, apoteosi del viaggio, sintesi del Marocco, così turistica, ma così finemente marocchina, Marrakech riesce a conservare quel fascino berbero nonostante le orde di turisti che la affollano ogni giorno.
Arriviamo in albergo, ma velocemente posiamo i bagagli, ordiniamo la torta per Giorgio e siamo fuori, siamo nel vicoletto che ci porta a piazza Djemaa-l-Fna.
La piazza è indescrivibile, sembra che ci sia l’intero Marocco riunito, capannelli di gente attorno a chi fa delle proprie idee un lavoro, a chi, standosene tranquillamente seduto con attorno i bicchieri, vede gente che gli tira monete sperando di fare centro, a chi ti legge il futuro, a chi ti dipinge mani, piedi, collo, ovunque tu voglia con l’hennè, a chiunque abbia un’idea e che sia capace di mettersi in discussione di fronte a migliaia di persone.
Piazza Djemaa-el-Fna è tutto questo e di più.
Si accavallano i sensi, vieni rapito dai colori e dai banchetti alle volte macabri, altre volte incredibilmente ordinati, quasi finti per la loro incredibile bellezza, dagli odori forti e a volte nauseanti del cibo cotto in ogni dove, su bancarelle coloratissime continuamente ordinate perché anche l’occhio vuole la sua parte. Ti trovi a scorrazzare fra teste di capra bollite, o fresche, addirittura appena tagliate e ancora sanguinanti, fra i limoni, fra gli spiedini, le frittelle; “dal produttore direttamente al consumatore”, c’è chi mangia, chi cucina, chi prepara, chi tagliuzza qualcosa che pochi minuti prima era ancora vivo, con qualcosa di tenebrosamente macabro, ma anche rigenerativo che aleggia nell’aria e ti rapisce, quel qualcosa che alla fine è alle radici della nostra esistenza…
Nulla fa smettere il brusio e la vita di piazza Djemaa-el Fna, che continua a vivere fino all’alba, quasi volendo vedere la rigenerazione del giorno, dal tramonto all’alba, dalla morte alla vita, per riiniziare ancora una volta, per continuare quell’interminabile spirale di vita.
Questo è il nostro penultimo girono di viaggio, festeggiamo Giorgio, ma la malinconia già ci prende, andiamo a dormire solo alle 3 di notte, sperando che domani sia sempre oggi, sperando che questo viaggio così breve, ma intenso non abbia mai fine e che Marrakech ci catturi nella sua vitalità unica, non lasciandoci andare più a casa.

 

 

30.04.2006 – Domenica – 7° giorno

MARRAKECH – CASABLANCA

Cassa comune: 27870 S£; spesa pax: 1395 S£

Oggi abbiamo deciso di essere accompagnati da una guida per la nostra visita a Marrakech. La guida ci è stata fornita dall’albergo, anche se dopo vari tentativi, perché non ci volevano aiutare… Forse a ragione! Youssef è una guida pessima, svogliato e davvero irritante, ci dice cose ovvie, per saperle avremmo potuto tranquillamente leggere le nostre guide cartacee o nemmeno, bastava guadarci attorno! E’ talmente svogliato da non portarci nemmeno nel classico giro con acquisto coatto…
Incredibile, veramente tempo sprecato! Non appena riusciamo a liberarcene, il gruppo si scioglie per acquisti/visite varie.
Fosse per me, rimarrei almeno una settimana a perdermi nella piazza Djemaa-el-Fna, ma le bellezze che vanta Marrakech sono davvero incredibili: la Moschea della Koutoubia, il cui ,minareto, alto 70 metri è un classico esempio di architettura marocchino-andalusa, la Moschea di Ben Youssef, la più antica Moschea della città, la Medersa Ben Youssef, situata accanto all’omonima Moschea, considerata come uno dei più straordinari edifici islamici di marrakech e Palazzo el-Badi. ma Marrakech non si esausce qui, ci sono i vicoli della medina, i souq, il palais de la Bahia, Dar Si Said, che oggi ospita il Museo di Arti marocchine, il mellah e i giardini Mènara.

Forse non basta una vita per apprezzare a pieno Marrakech, ma se ascoltate il mio consiglio, non prendete nessuna guida, lasciate la giornata libera, dando al massimo, a chi ve le chiede, alcune fotocopie della lonely planet, e lasciate che ogni vostro partecipante, compresi voi coordinatori, si lasci guidare dai propri interessi in una città che riesce a coinvolgere ed appassionare anche chi ha gusti ed interessi totalmente contrastanti; chi ama i musei, chi ama l’architettura, chi ama i mercati, gli artigiani ed il loro lavoro, la vita vissuta, lo shopping, la gente, il cibo, il dolce far niente…

Tutto c’è a Marrakech
Partiamo dopo aver mangiato in piazza, in uno dei chioschetti, una bella scorpacciata di spiedini e quant’altro ci offre lo chef e poi via, per 4 ore di tragitto fino a Casablanca, dove arriviamo stremati.
Chiudiamo la cassa e iniziamo a salutarci, di fronte a un paio di birre comprate all’angolo e ad un nargilè.
Peccato che questa vacanza sia già finita…

 

01.05.2006 – Lunedì – 8° giorno

CASABLANCA – ITALIA

Cassa comune: 22711 S£; spesa pax: 1136 S£

Bologna è partita alle 8:00, Milano alle 11, noi partiremo alle 14:45, ma Casablanca non offre davvero nulla di attraente. La moschea è davvero imponente, ma troppo costoso il biglietto per farci venire la curiosità ad entrarvi (anche perché il gruppo Milano/Bologna, che l’ha visitata il primo giorno, dice che non ne vale la pena!)
Camminiamo in lungo e in largo, senza una meta, anche perché oggi è il primo maggio e tra manifestazioni e negozi/suq chiusi c’è ancora meno da fare.
Guardiamo con tristezza l’oceano e ci ripromettiamo che il 10 giugno ci vedremo tutti a casa di Caterina per un raduno a gruppi riuniti.
Buon Marrakech Express a tutti!

 

Tratto dal film Marrakech Express: “Non bastano tutti i cammelli del deserto per comprarti un amico”