Hoggar, il deserto algerino

Hoggar 12_2007_0050.jpgL’Ahaggar o Hoggar è una immensa regione vulcanica nel centro-sud dell’Algeria.

Il termine arabo“Ahaggar” significa “luogo della paura” probabilmente per gli impressionanti paesaggi che lo caratterizzano.

Erodoto localizza proprio lì il popolo degli Atlanti dove vi erano le “COLONNE CHE REGGEVANO IL CIELO”(evidente riferimento ai picchi dell’Atakor)
Le eruzioni, che hanno ricoperto questa vastissima regione, erano iniziate verso la fine dell’Eocene, 35 milioni di anni fa, quando il continente africano era entrato in collisione con quello europeo.

I fenomeni effusivi, a più riprese, continuarono a manifestarsi fino al recente Quaternario, quando già gli uomini del Paleolitico si aggiravano in questi territori.
Il massiccio dell’Hoggar occupa una superficie di circa 530.000 chilometri quadrati (quasi come l’intera Francia) con montagne che sfiorano i 3000 metri s.l.m. Dal 1987 la regione è stata dichiarata Parco Nazionale dell’Ahaggar per salvaguardare le innumerevoli peculiarità che racchiude sia sotto il profilo geologico, antropologico, preistorico, faunistico e botanico.

Hoggar, racconto del mio primo viaggio nel deserto

Quel mio primo viaggio nel deserto non mi ha regalato solo indescrivibili emozioni e paesaggi di inimmaginabile bellezza, in quell’avventura ho anche conosciuto Gianni e Cristina, incredibili compagni di mille avventure, amici veri, di quelli che solo chi è fortunato può aver la possibilità di incontrare.

27.12.2007 – Giovedì – 1° giorno

Italia – Algeri

L’aereo dell’Air Algerie è in ritardo, ma quanto ci lascerà con l’amaro in bocca, sarà una volta arrivati a Tam, dove il volo interno verrà posticipato al giorno successivo, alle 9 dicono…

Siamo stanchi esausti, sconvolti per un volo che dura solo 2 ore e mezza, ma che per il caos, l’inefficienza e la scortesia dell’Air Algerie, sembra durare molto, molto di più.

Sconsolati ci portano all’albergo solo all’una di notte, dove ci viene anche offerto una cena a base di pollo e riso.

La mattina dopo colazione alle 6 e di nuovo in aeroporto.

 

28.12.2007 – Venerdì – 2° giorno

Algeri – Tamanrasset – Assekrem

L’Air Algerie non ha confini quando si tratta di inefficienza. Ci fa arrivare tutti alle 9, per poi farci aspettare fino alle 12:30.

Ed è grazie ad una signora dell’Air Algerie che si prodiga a trovarci l’equipaggio che partiamo oggi e non il giorno successivo…

In questo periodo ci sono tantissimi pellegrini che vanno alla Mecca e l’Air Algerie ha un numero limitato di aeromobili e di personale, conseguenza, ritardi su ritardi…

Comunque sia, siamo sull’aereo, dove le hostess ci assegnano il posto a seconda di come saliamo.

Io capito vicino ad un professore di architettura islamica che mi racconta l’Algeria, o meglio, la sua Algeria, dandomi delle belle dritte su come comprare al mercato e su cosa vedere nel prossimo viaggio algerino.

Quando arriviamo ad aspettarci ci sono i nostri capi autisti e Khirani.

Paghiamo quando dovuto e subito ci mettiamo in jeep alla volta dell’Assekrem.

Sappiamo già che non arriveremo per la magia del tramonto…

Per la strada vediamo la meraviglia delle rocce che spuntano come lame dal terreno sabbioso. E quando siamo ormai al tramonto, ci soffermiamo a gustare i colori del massiccio dell’Ahagar.

Ormai è tardi, mettiamo i sacchi a pelo nella nostra stanzetta, e andiamo a cena.

Non appena abbiamo finito, ci chiudiamo in camera, apriamo le scatole di cibarie e decidiamo cosa manca, in un marasma di gentil donzelle che si sfidano a botte di menu.

 

29.12.2007 – Sabato – 3° giorno

Assekrem – Guelta Afilal – I-N-Fegou

Sveglia alle 5:45 per incamminarci su all’eremo che fu di Père de Foucauld. La stradina sale su diritta, fino a quota 2728, sono solo 15 minuti, ma abbastanza faticosi.

Ci fermiamo ad aspettare l’alba, che in questo periodo dell’anno è attorno alle 7:00 (all’interno del rifugio dove viene servita la cena ci sono delle tabelle dell’alba suddivise per mese).

In cima c’è una bussola panoramica del touring club de France per il riconoscimento delle cime che si ammirano da lassù.

Infreddoliti, ma con il meraviglioso panorama ancora negli occhi, scendiamo a fare colazione, poi prepariamo le jeep ripartiamo alla volta di Tam.

Ci fermiamo per la strada per ammirare la meravigliosa Guelta Afilal, il maggior corso d’acqua dell’Ahaggar.

Guelta è un termine arabo usato in Nordafrica per indicare qualunque bacino d’acqua naturale, dalla pozza d’acqua a un vero e proprio lago.

Percorriamo a piedi alcune centinaia di metri costeggiando il fiume e ci fermiamo a pranzare in questo posto meraviglioso.

A Tam faremo la spesa al mercato e dopo aver preso la bombola, lasciamo le strade asfaltate di Tam, per iniziare ad immergerci verso il deserto.

Dobbiamo fare campo prima che sia troppo buio e quindi ci sistemiamo in questa piana, vicino a I-N-Fegou.

Dopo cena, restiamo col naso all’insù per ammirare il magnifico cielo stellato.

30.12.2007 – Domenica – 4° giorno

I-N-Fegou – El Guessour

Sveglia alle 6:30, colazione alle 7:00 e partenza alle 9:00.

Dopo pochi km incontriamo il pozzo di Tahankirt, dove c’è una donna che pascola le sue piccole caprette. Ci fermiamo a socializzare, poi di nuovo sulla jeep.

Incontriamo l’Argal, una montagna maestosa che raffigura un vecchio cammello, poi continuiamo a percorrete il Oued Zazir.

Pranzo al Oued Ekarkar e poi ancora in jeep, per arrivare alle porte del Tassili, dove vediamo i primi graffiti.

Il paesaggio è splendido, lunare, pieno di rocce che sembrano uscite da un film di fantascienza.

E’ ormai tardi, ci perdiamo un poco a zonzo nel oued Ahtez e poi risaliamo in jeep per cercare un bivacco lontano dai pochi turisti che abbiamo incontrato nel oued.

I nostri autisti si avventurano su per le rocce fino a portarci in un canyon sabbioso nascosto da alti pinnacoli.

Poco più in là un letto di basalto ed un paesaggio davvero maestoso ci aspetta, per un tramonto spettacolare ed un’alba senza eguali.
Lauta cena riscaldati dal fuocherello e nanna verso le 10, dopo esserci raccontati vari aneddoti.

31.12.2007 – Lunedì – 5° giorno

El Guessour – Tin Akacheker – Taguelmand Samed – Tagrera

Ci svegliamo di buon ora, per fare una passeggiata nella colata basaltica vicino al nostro campo, aspettando l’alba.

Ci arrampichiamo sui pinnacoli e ci perdiamo nell’immensa bellezza di questo posto così irreale da sembrare non terrestre, lunare.

Poi facciamo colazione e, dopo aver preparato i bagagli, ci incamminiamo verso valle, aspettando che i nostri autisti riescano a far partire l’auto.

Siamo di nuovo in jeep e di nuovo lo sguardo si perde in queste vaste distese di sabbia gialla.

Ci perdiamo fra la sabbia e gli archi di roccia, far cui il più bello, l’arco di Akacheker.

Dopo aver passeggiato sulla sabbia, e aver scattato tantissime fotografie a questi paesaggi magici, con pinnacoli, guglie, dune, ci accampiamo a Tagrera, in un anfiteatro naturale con incisioni rupestri, di fronte a noi un’alta duna.

Lasciamo tutto per arrampicarci in cima e perderci nel silenzio del luogo aspettando il tramonto.

Poi, eccitati dalla bellezza dei luoghi, iniziamo a preparare il cenone.

Cantiamo, balliamo e i nostri autisti ci registrano, ridendo anche in mezzo a noi.

Festeggiamo la mezzanotte e poco dopo ci ritiriamo nelle nostre tende, speranzosi per l’auto che domani deve arrivare da Tam, visto che la nostra, ormai, non funziona davvero più!

 

01.01.2008 – Martedì – 6° giorno

Tagrera – Dalle – Tahaggart

Mi sveglio con la voce di Augusta che intima ad Aurelio di mettere su il te.

Apro la tenda e vengo accolta dalle incisioni preistoriche.

Oggi ce la prendiamo con calma, ci sdraiamo a prendere un poco di sole, poi, solo dopo aver aggiustato l’auto alla bell’e meglio, salutiamo i ragazzi venuti da Tam e, dopo aver cambiato auto, ci dirigiamo a Dalle, per immergerci in un deserto roccioso.

A Dalle sorge una roccia nera, lavica in mezzo ad un verdeggiante campo di piselli.

La roccia è completamente ricoperta da graffiti, ci sono piedi, giraffe, rinoceronti, ricordo del tempo che fu.

Gli autisti mi tengono il muso perché ho voluto cambiare jeep. So cosa significa per loro, ma è anche vero che quell’auto così non poteva andare avanti…

Piantiamo il campo a Tahaggart. Notte fredda, ma posto incantevole.

02.01.2008 – Mercoledì – 7° giorno

Tahaggart – Tin Hagoula – Youfh Aglal

I paesaggi diventano ogni giorno più belli.

Nell’Hoggar si possono passare nello stesso posto, 2 ore, ma anche settimane intere.

Ci sono guglie, pinnacoli, dune che chiedono solo di essere scalate. E poi c’è il vento che tutto muta, che ci regala ogni giorno un deserto diverso.

Si possono sprecare fiumi di parole cercando di descrivere anche solo la diversità della sabbia, di ogni singolo granello, per dimensione, forma, colore e storia.

Il deserto è vivo e muta ogni giorno, in fretta, lentamente.

Ogni giorno non è uguale a se stesso. Come ognuno di noi.

Ci accampiamo a Youfh Aglal, e come ogni sera, ci raccontiamo storielle e giochi davanti al fuoco.

03.01.2008 – Giovedì – 8° giorno

Youfh Aglal – Youfh Ahakit – Tblist – Tin Tarabine – Tigoul Golen

Arriviamo a Youf Ahakit, luogo protetto che propone un vasto paesaggio con rocce erose in modo bizzarro e una vasta diversità di graffiti, e ci divertiamo a trovare somiglianze fra le rocce e gli animali, a fare fotografie, a guardare semplicemente lo spettacolo della natura.

Poi continuiamo per il letto del Tin Tarabine, godendo di meravigliosi scorci.

Pranziamo sotto un’acacia e ci divertiamo a giocare a bocce con gli zucchini rotondi trovati in ogni angolo del deserto.

Uscendo dalla gola del Tin Tarabine, si lascia definitivamente il Tassili per ritrovare l’Hoggar vulcanico con la sua rete di letti asciutti costellata di vegetazione relativamente ricca dove spesso i cammelli pascolano.

Saliamo in un paesaggio che sembra una miniera di carbone, tutto attorno a noi ci sono piccole montagnole di sassi e tanto freddo.

E’ l’ultima notte nel deserto, la passiamo a mangiare dolciumi, giocare con gli autisti e a raccontare barzellette.

Domani ci attende l’incognita dell’Air Algerie….

04.01.2008 – Venerdì – 9° giorno

Tigoul Golen – Indelek – Fuatas – Tamekrest – Tamanrasset

Peccato, è l’ultimo giorno.

Ci svegliamo come ogni mattina e iniziamo la nostra corsa verso Tamanrasset.

Per la strada incontriamo lo splendido villaggio di Indelek, dove varrebbe davvero la pena di pernottare passando un poco di tempo con la popolazione indigena.

Poi ci spingiamo fino a Tamekrest, per vedere la cascata, ombreggiata da oleandri.

Scaliamo la roccia liscia erosa dall’acqua fino alla cima, per poi tornare dai nostri autisti.

Alle 14:00 arriveremo a Tam e affamati pranzeremo vicino al mercato giornaliero.

Dopo questa mega scorpacciata di cibo, lasciamo le nostre cose dalla guest house della Takialt Expeditions e ci dividiamo in chi preferisce fare un giro in città e chi fa prima la doccia.

Io mi perdo nel mercato locale con Augusta, c’è invece chi cerca di dar fondo ai pochi dinari cambiati per qualche souvenir.

Cena luculliana alla guest house e poi in aeroporto.

05.01.2008 – Sabato – 10° giorno

Tamanrasset – Djanet – Algeri – Italia

Ormai il viaggio è terminato, è stato splendido, indescrivibile, come quel cielo stellato così vicino che mi poterò per sempre negli occhi.

 

Alcune informazioni utili

Contate di fare colazione verso le 7 per avere il tempo di disfare il campo ed essere pronti a partire alle 9:00

La sera si cerca di arrivare in un luogo panoramico dove fare il campo per le 16:30, 17:00 per avere il tempo per scoprire un poco il luogo a piedi.

Contate che per preparare la cena ci si mette più o meno 1 ora e mezza.

Contate inoltre che per disfare il campo e preparare i bagagli ci vuole 1 ora abbondante.

Per gli orari, consultatevi comunque sempre con gli autisti.

 

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