Viaggiare è la mia passione, non potrei pensare di vivere senza.
Mi aiuta a conoscermi, a spingermi oltre i miei limiti e a migliorami.
Spesse volte, quello che ho visto in giro per il mondo ha mutato convinzioni anche radicate e mi ha dato spunti e punti di vista molto interessanti, facendo cambiare alcune abitudini che ho riconosciuto come errate.
Già dopo il mio viaggio in Kalimantan ero rimasta sconvolta di come l´impronta dell´uomo fosse enormemente distruttiva. Foreste secolari abbattute in pochissimo tempo e senza il benché minimo pensiero, solo per il profitto… Al posto dei nostri polmoni verdi, utili a tutti noi per respirare, miniere di sfruttamento del sottosuolo, avvelenamento dei fiumi per l´estrazione di oro, palme da olio per produrre olio a basso costo da utilizzare ovunque e molto altro.
Mi ero pertanto appassionata alla questione olio di palma, cercando di eliminarlo al 100% dai prodotti che consumavo.
Fino a quest´anno avevo utilizzato queste esperienze come materiale introspettivo, ma dopo essere tornata dallo splendido viaggio nei campi profughi Saharawi, nel deserto dell´Algeria, sconvolta dalla quantità di rifiuti sparsi e accumulati nei campi e nel deserto, io e altri amici abbiamo deciso di fondare quello che è diventato il #MonnezzaProject, per cercare di aiutare la popolazione locale alla gestione e al riciclo dei rifiuti, per quanto possibile.
Questo mi ha resa un poco più sensibile al tema rifiuti, perché ho visto alla fine con i miei occhi, cosa succede a rifiuti non biodegradabili quando sono “troppi” e non correttamente smaltiti o riciclati.
Città sommerse da rifiuti, che si spezzettano in parti più piccole, forse, ma che non si decompongono, capre che si cibano di plastica, non producendo una corretta quantità di latte per sopperire alla popolazione e che spesse volte muoiono di stenti perché la plastica non lascia spazio nel loro stomaco per altri alimenti, fumi neri tossici derivanti dall´incenerimento delle plastiche che avvelenano l´aria… e nel deserto, in cui lo sguardo potrebbe perdersi nell´infinito, in una splendida immersione con la natura, si cozza mostruosamente fra cumuli di rifiuti spostati dal vento.
E noi visitatori abbiamo contribuito a questo scempio, bevendo acqua in bottiglia per tutta la nostra visita…
In generale, mi è sembrato di vedere il pianeta Terra in un futuro alquanto prossimo, di fronte ad un uno delle sue più gradi sfide, la riduzione e lo smaltimento della plastica.
Questo scenario apocalittico di un futuro alquanto probabile mi ha fatto riflettere moltissimo sulla questione rifiuti e soprattutto sulla questione plastica.
Sebbene la crisi dei rifiuti venga raccontata ogni giorno, anche a mezzo di immagini, mi rendo conto che questo problema non sia di semplice comprensione, soprattutto perché non lo vediamo e viviamo con i nostri occhi, ma tramite immagini e racconti riportati.
Io ho visto qualcosa che mi ha sconvolto, l´ho vissuto e per questo ho deciso che qualcosa andava fatto, anche se nel mio piccolo, ma ho pensato soprattutto di raccontarlo, perché come recita un proverbio africano riportato sul muro di Berlino: “Molte piccole persone che in molti piccoli posti fanno molte piccole cose, possono cambiare il volto del mondo”
Ho deciso di procedere a piccoli passi e per iniziare, mi sono data l´obiettivo sfidante di cercare di eliminare la plastica “monouso” dalla mia vita #NOPLASTICAMONOUSO
Ogni commento, spunto e aiuto è ben accetto.