Libia al tempo di Gheddafi

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25.04.2008 – Venerdì – 1° giorno

Italia – Tripoli

Arrivo all’aeroporto di Fiumicino e le voci che fino a prima ho immaginato, prendono forma…

Siamo un bel gruppo, variegato… io questa volta sono la più giovane!

Ovviamente la Lybian Air ha un piccolo ritardo di due ore che passiamo a raccontarci un poco l’itinerario e quello che sarà il viaggio.

Finalmente ci imbarchiamo e dopo due ore siamo a fare la fila all’immigrazione. Lascio il foglio con i nomi delle persone del gruppo in arabo; il funzionario ha una copia del nostro visto.

Consegniamo tutti i passaporti (il gruppo deve stare unito) e dopo una mezz’oretta siamo fuori dall’aeroporto, con i nostri bagagli.

Assieme a Mimi, la cassiera, andiamo a cambiare 3500 euro alla banca dell’aeroporto e poi, assieme al nostro autista, raggiungiamo l’hotel Marhaba.

Lasciamo velocemente il bagaglio e subito rientriamo sul pulmino per dare una prima fugace visita alla splendida Tripoli.

Visitiamo per primo l’Arco di Marco Aurelio, porta di saluto verso il mare e la moschea del Gurgi e di Karamanli, splendidi esempi di arte musulmana.

Finiamo per perderci dentro i vicoli deserti della medina. Oggi è venerdì e tutti o quasi i negozi della medina sono chiusi; anche deserta i vicoletti tutti colorati e con fronde di meravigliosi fiori viola che ne fanno da cornice, la medina ha il suo fascino, quasi irreale, come congelata in un solo momento.

Sorseggiamo il primo te in piazza di fronte alla splendida torre dell’orologio.

Sono ormai le 20 e la fame inizia a farsi sentire…

Salah, sotto nostra esplicita richiesta, ci porta al mercato del pesce, a circa 5 km.

E qui ci sbizzarriamo in improbabili contrattazioni, quasi accecati dalla fame e da tanta abbondanza! Dopo aver deciso il pesce, scelto il primo chioschetto con graticole pronte per essere usate, ci rintaniamo in quel pezzo di locale direttamente sul mare approssimato con tre tavolacci di plastica, le sedie giuste per un gruppo di 15 persone, pochi piatti o meglio i soli che contengono il pesce, le forchette solo su richiesta e i coltelli nemmeno a chiederli!

Davvero una bella esperienza, da rifare ogni sera! Il pesce mangiato con le mani… Che bontà!

Con la pancia piena e contenti di questa prima giornata libica, ci congediamo nelle nostre camere.

26.04.2008 – Sabato – 2° giorno

Tripoli – Janzur – Sabratha

Partenza alle 8:30 e come mia buona abitudine, colazione dalle 7:30 in maniera tale da avere tutti pronti sul pulmino all’ora definita per la partenza.

Prima tappa il museo di Tripoli che apre alle 9:00.

Il museo è davvero vicino all’albergo e poiché arriviamo con un quarto d’ora di margine, decidiamo di concederci una passeggiata nei giardini di fronte al castello con prima fotografia di gruppo.

Alle 9 in punto iniziamo la nostra visita del museo di Tripoli, scoprendo di stanza in stanza delle meraviglie della nostra storia antica.

Valli ci aiuta a capire meglio quanto stiamo vedendo leggendoci le preziose informazioni contenute sulla Polaris.

In questo museo si potrebbe tranquillamente passare tutta la giornata.

Visitiamo tutti e 4 i piani, lasciando solo pochi minuti (secondi?) all’ultimo piano dove Muhammar si è dedicato un omaggio, visto che si tenta di descrivere la storia contemporanea, quella dal 1969, anno della rivoluzione; diciamo che non deve essere saltata per avere un biglietto da visita di quello che è Gheddafi.

Finita la visita, per capire ancora meglio la Libia e la sua politica contemporanea, vale la pena di spendere 5 LYD per comprare il famoso libro verde dove Al Gheddafi descrive il suo concetto di stato e sul quale ha basato tutta la sua politica.

Uscendo dal museo, ci concediamo una visita alla medina, per rientrare in quello che lo spirito arabeggiante della cultura libica; passiamo per la via dei fabbri, degli orafi e degli artigiani.

La medina di Tripoli è così affascinante e ricca di scorci suggestivi e di interessanti attimi di vita, che varrebbe la pena fermarsi un’intera giornata e perdersi nelle sue viuzze a parlare con i vecchi che così bene parlano italiano…

Ma il tempo a nostra disposizione è poco e non tutti apprezzano questa meraviglioso spaccato della quotidianità libica, e quindi, dopo aver visitato la chiesa, ritorniamo verso il bus, completamente inghiottiti dal suq, dai colori sgargianti dei vestiti delle donne, da ogni cianfrusaglia, da tutto…

Alle 14:00 siamo a Janzur, dove visitiamo la tomba bizantina, con i suo pregevoli affreschi, che raffigurano la traghettazione verso l’aldilà, la vita e la morte.

Ripartiamo dopo aver fatto incetta di banane e di acqua alla prima bancarella all’angolo della strada ed eccoci a Sabratha, dove ci aspetta Nuri, la nostra guida.

Se anche a Sabratha non ci fossero delle splendide rovine, il posto meriterebbe lo stesso una visita per i meravigliosi scorci che sa regalare.

Camminiamo per le rovine dello sfarzo che fu, dirigendoci a mano mano, sempre più vicini al teatro; la brezza ci sfiora rinfrescandoci ad ogni passo e rendendoci incredibilmente piacevole la nostra visita.

Ci sediamo sui gradini del teatro, godendo dello scorcio sul mare, cercando anche solo di immaginare cosa dovessero essere gli antichi spettacoli, con quella stupenda cornice di bellezza naturale e di meraviglia costruita dall’uomo…

Con la voglia di rimanere ancora altre ore, quasi fino a vedere lo splendido teatro illuminato dalla luna, ci dirigiamo verso l’uscita e poi al nostro albergo.

Dopo esserci rinfrescati, ci dirigiamo a cena, con classico menu turistico e poi una passeggiata fino in centro, dove, rapiti dalla prima pasticceria, ci concediamo qualche dolce leccornia.

 

27.04.2008 – Domenica – 3° giorno

Sabratha – Qasr El Haj – Nalut – Kabaw – Ghadames

Partenza alle 8:00 alla volta di Ghadames.

Arriviamo dopo 45’ minuti a Qasr El Haj; Fatah ci apre il cancello mentre Salah va a svegliare il custode del sito.

Vaghiamo per la città vecchia, dopo aver sbirciato all’interno del granaio fortificato che è chiuso.

Non appena arriva il custode, ci riversiamo dentro il granaio; un castello di fango con mille buchi dove la gente del luogo usava conservare i raccolti della terra.

L’ambiente è piacevolmente medievale.

Dopo 2 ore siamo a Nalut; con il suo splendido granaio fortificato attorniato da una cornice di città vecchia.

Il granaio di Nalut è ancora più bello e conviene davvero vederlo dopo quello di Qasr El Haj. Al centro del grosso granaio, una celletta, la casa del guardiano del granaio, colui che controllava che nessuno andasse a rubare nel granaio dell’altro.

Sosta per un meritato the, mentre il caldo inizia a farsi sempre più sentire e alle 14:00 siamo all’interno della città fortificata di Kabaw, in posizione spettacolare, su un’altura del Jebel Nafusa.

Kabaw è forse il sito più bello, un contorno di stradine e di finestrelle che custodisco all’interno delle otri per l’olio e per il grano; scalette di legno e tutta una città da scoprire…

La nostra guida ci racconta di piacevoli aneddoti, ma bisognerebbe perdersi, curiosando in ogni angolino, perdendosi in questa splendida città, ma è tempo di andare…

Sosta dal fruttivendolo sulla strada per Ghadames e subito in autobus per affrontare le rimanenti 5 ore verso la perla del deserto.

Attorno a noi il paesaggio cambia, lasciando alle volte intravedere le rosse montagne del Jebel Nafusa, una specie di grande canyon, al cui centro solo desolazione.

E’ la strada che conduce verso il deserto; il calore si fa via via più insopportabile ed ecco che compaiono le prime dune e il primo paesaggio tipicamente desertico e un’oasi in lontananza…

Siamo a Derj; Salah deve fare rifornimento e noi cogliamo l’occasione per prendere un buonissimo the alla menta all’ombra della tettoia di un bar improvvisato.

Ancora poco più di un’ora e la nostra carovana arriverà a destinazione…

Decidiamo di posare subito tutte le valigie nella nostra splendida villa e il gentilissimo Salah ci accompagna a vedere il tramonto sulle dune.

Siamo al confine fra Algeria e Tunisia, in quello spicchio di terra di confine, dove l’occhio è sperso, e non sa dove si trova.

E tutto questo sarebbe anche romantico, con un gusto piacevolmente avventuroso e deliziosamente arcano, se non fosse che una decina di jeep salgono e scendono dalle dune per diletto dei turisti che le hanno ingaggiate.

Il silenzio del deserto viene interrotto dal rumore di questi bestioni e dalle urla e dal ciaccolare degli innumerevoli turisti… Va bene almeno che nell’attesa del tramonto tutti (o quasi) si zittiscono e per 5 minuti riusciamo a gustare la splendida magia del rumore del vento disturbata solo da pochi granelli di sabbia che picchiettano sulle orecchie.

Distrutti, ma appagati da una splendida giornata, dopo aver cenato in casa (con cibo precotto del ristorante vicino…), ci godiamo il meritato riposo.

 

28.04.2008 – Lunedì – 4° giorno

Ghadames – Laghi – Qasr El Ghol – Ghadames

Siamo pronti alle 8:30, dopo aver gustato ancora una volta uno di quei meravigliosi yogurt mono gusto.

Incontriamo subito Mohamed, la nostra guida 78enne, con 17 figli a suo attivo.

Mohamed è davvero simpatico e furbetto. Prende di punta Mimi, cercando ad ogni angolo di portarsela in sposa… e magari fare qualche altro figlio!!!

Visitiamo per prima cosa il museo, dato che chiude presto (alle 11:00). Mohamed riesce a renderci anche questa visita molto interessante.

Diciamo che le cose contenute nel museo, se non spiegate da una guida, lasciamo abbastanza il tempo che trovano… Quindi Mohamed è proprio necessario!

Costeggiamo il cimitero, zolla di terra che divide la città vecchia dal museo e, dopo aver pagato l’ingresso, ci immergiamo nei vicoli della medina.

Ghadames si sviluppa tutta su vicoli e cunicoli, tutti chiusi, illuminati solo da alcuni squarci nel costruito.

In queste viuzze, l’aria è fresca e profumata.

Mohamed ci racconta la storia di alcune delle porte che incontriamo nel nostro giro; quella tutta ricoperta da pezzettini di stoffa è la porta di una famiglia che è appena stata alla Mecca; seguono i racconti sui rintocchi del batacchio per definire se il visitatore è uomo o donna e poi a finire, la porta della casa che ha visto la nascita di 10 dei 17 figli di Mohamed.

La medina di Ghadames è davvero affascinante, ma ci lascia abbastanza stupiti; è una città morta, deserta, purtroppo inabitata…

Ha il fascino della città abbandonata, ma la tristezza di chi lo ha dovuto fare; Ghadames reca i segni più atroci della politica di Gheddafi, che ha visto lo spopolamento del sito per dare agli abitanti delle case più consone ad un paese altamente civilizzato.

E l’Unesco, durante il restauro ha dato una mano a rendere questa città ancora più lontana dai suoi vecchi abitanti, ricoprendo con la bianca e fredda calce, molte delle case color miele di fango di Ghadames.

Dopo un panino veloce con la frittata nel primo localino trovato all’esterno della città vecchia, passiamo dalla villa a prendere il costume da bagno e il necessario per fare il bagno ai laghetti in mezzo al deserto.

Appuntamento alle 16:30 di fronte al museo; dato che il tramonto è attorno alle 20:00 e dato che i laghetti non meritano davvero tutto il tempo che pensavamo di dedicargli, conviene partire verso le 17:30, quando la calura pomeridiana è anche un poco scemata.

I laghetti sono piacevolmente caratteristici se vi fate un giro intorno; davvero poco invitanti per un bagnetto nel deserto.

In generale come scorcio meritano una visita, sebbene veloce; rimaniamo sdraiati sulla spiaggia per una mezz’oretta e poi ripartiamo con le nostre jeep verso il castello dei fantasmi.

Siamo arrivati troppo presto per il tramonto, che decidiamo di non aspettare, ma il panorama che si ammira da questo castello diroccatissimo, che sembra più un masso franato che un castello.

Di fronte a noi l’Algeria e la Tunisia, con le meravigliose dune color oro, che continuano a cambiare colore sotto gli impercettibili movimenti del sole.

Ma fa davvero troppo caldo per attendere per ben due ore il tramonto…

Decidiamo di concederci un riposino prima di uscire per la cena in una casa tipica della medina.

La notte Ghadames si trasforma in un affascinante, ma allo stesso tempo tetro dedalo di viuzze che solo un occhio esperto riesce a capirne le differenze, trovando l’orientamento.

Saliamo in sala da pranzo, ricca di tappeti e abbellita di ceramiche, simil argenterie e pelli di animali e gustiamo un delizioso cous cous con cammello, irrorato da una deliziosa Mirinda

29.04.2008 – Martedì – 5° giorno

Ghadames – Ain Az Zarqa – Tarmeisa – Gharyan

Oggi tempo libero fino alle 11:30, ora in cui partiamo verso il nord.

C’è chi si alza di buon ora a vedere l’alba nella città deserta di Ghadames e chi, come me, e con me, preferisce alzarsi con molto più comodo, fare colazione e fare un giro “esplorativo” della città.

Ghadames è come tutte le città libiche; piano regolatore fornito dal governo, case costruite da un’azienda privata, scelta e pagata dal governo, sempre la stessa ed è per quello che le case sembrano (sono?) tutte uguali e il manifesto del colonnello affisso in ogni angolo della strada.

Alle 11:30 siamo di nuovo dentro il bus; arriveremo ad Ain Az Zarqa verso le 17:00.

Sembra di entrare in una discarica, anche se il posto da dove poi si scende dovrebbe essere uno spazio per i pick nik…

Ain Az Zarqa è una lingua di terra con al fondo un occhio azzurro di acqua che da alimenta la vita del palmeto che si è sviluppato in questo splendido canyon.

Bisognerebbe avere un poco più di tempo per scendere e farsi una bella e sana camminata lungo la gola…

Converrebbe partire da Ghadames dopo aver goduto dell’alba, verso le 8:30 del mattino, per poter essere in questo posto meraviglioso verso le 14:30 e avere il tempo per farsi una camminata…

Saliamo di nuovo sul bus e siamo a Tarmeisa verso le 18:30, il sole è inclinato verso il tramonto e questo splendido paesino, incastonato in un’altura che domina tutto il Jebel Nafusa è uno dei posti più belli e suggestivi che io abbia mai visto…

Un pastore con le pecore è l’unica forma di vita in questo villaggio diroccato.

Purtroppo dobbiamo partire per arrivare finalmente a destinazione, verso le 21:00, dove, dopo una tremenda cena dentro il ristorante di un hotel, ci concediamo il meritato riposo.

CONSIGLIO: Partire alle 8:30 da Ghadames, concedersi una passeggiata di circa 1h30’ – 2h ad Ain Az Zarqa, portandosi anche qualcosa per un pick nik, posare le valigie a Yefren ed andarsi a godere il tramonto a Tarmeisa; la mattina dopo godersi Yefren all’alba e riiniziare l’itinerario di cui sotto.

30.04.2008 – Mercoledì – 6° giorno

Gharyan – Anfiteatro Leptis Magna – Villa Silin – Al Khoms

Partiamo verso le 8:00 del mattino e ci fermiamo per la strada perché alcuni partecipanti volevano vedere le famose ceramiche di Gharyan ed altri se ne volevano portare a casa…

Diciamo che non sono ceramiche entusiasmanti, ma sono sicuramente a buon prezzo.

Dopo poco più di 45 minuti siamo al dammous; lo vediamo da sopra e poi scendiamo a prendere un the e a immaginare come potesse essere la vita in queste case sotterranee.

Ci sediamo su dei materassi che si possono anche trasformare in comodi bivacchi e ci godiamo un the alla menta con la schiumettina fatta a regola d’arte.

Dopo esserci rilassati quel tanto che basta, puntiamo verso la costa.

Arriviamo a Villa Silin alle 13:00, ma poiché è chiusa per restauro e poiché manca il “custode” amico di Salah, dobbiamo tornare più tardi.

Cogliamo l’occasione per posare i bagagli nel nostro bellissimo albergo e per goderci la visita dell’Anfiteatro e il Circo di Leptis Magna, il primo assaggio dell’apoteosi di questo splendido viaggio.

L’anfiteatro è davvero ben conservato anche se non ben curato. Una grande porta conduce fino in riva al mare dove rimangono solo le rovine di quello che era l’antico circo.

Al di là della collina, alcuni blocchi di arenaria cadono fino in riva al mare per perdersi nell’azzurro delle onde.

Decidiamo di concederci un bel bagno per rinfrescarci e poi verso le 16:00 siamo di nuovo a Villa Silin dove questa volta riusciamo ad entrare.

La villa è splendida e gli affreschi e i mosaici conservati al suo interno, anche se recano i segni evidenti dell’abbandono, sono di grande raffinatezza e davvero unici.

Ci servono tre quarti d’ora per visitare l’intera villa, guidati da Valli che ci leggi la sua Polaris.

Alla fine della visita, ci concediamo un’ulteriore bagno sulla spiaggietta che si apre sulla destra della villa; verso le 19:00 siamo in camera dove ci rinfreschiamo velocemente per uscire ed andare a cenare in uno dei localini più belli di tutto il viaggio dove abbiamo avuto modo di gustare uno splendido bourdim, la carne cotta sotto la sabbia, accompagnata da un ottimo cous cous con verdure e tante cipolle!

Contenti di questi nuovi sapori, torniamo in camera appagati.

01.05.2008 – Giovedì – 7° giorno

Al Khmos – Leptis Magna – Tripoli

Arriviamo alle 9:00 a Leptis Magna; ma avremmo potuto arrivare anche prima; il sito apre alle 8:00.

Leptis Magna è stupenda.

Visitiamo il museo e poi ci immergiamo nello splendida cornice di antiche vestigia con la nostra ottima guida.

L’unica pecca è che essendo Leptis in una conca, ed essendo immensa e completamente costruita, il caldo in questa stagione è già soffocante e non riesce nemmeno ad essere mitigato dal meraviglioso venticello che caratterizza la costa della Tripolitania.

Usciamo dal sito alle 14:00 e dopo esserci rinfrescati con un the alla menta sotto le fronte degli eucalipti, ripartiamo verso Tripoli dove salutiamo Salah, che inizia solo ora il suo lungo viaggio verso Benghazi.

Usciamo in libertà, qualcuno per acquisti, io solo con la voglia di godermi la capitale in tutte le sue sfaccettature e solo un acquisto in testa, “il libro verde” di Muhammar!!!

Assieme a Marco, Roberto e Mimì, accompagnati come al solito da Fatah, che non mi lascia da sola nemmeno un minuto, vediamo i palazzi italiani, le poste, con le cassettine delle lettere, la chiesa trasformata in moschea da Gheddafi e poi ci immergiamo nei violetti della medina, perdendoci fra gli animali, i vestiti e tutta la coloratissima cornice della medina.

La sera ci concediamo un gustosa e lussuosa cena di fronte all’Arco di Marco Aurelio, con tanto di camerieri in livrea… Un piacevole strappo alla regola costato poi solo 5 DYN/pax!

 

02.05.2008 – Venerdì – 8° giorno

Tripoli – Benghazi

Arriviamo in aeroporto accompagnati da un altro autista, convinti che alle 13, saremmo sicuramente già stati da un bel pezzo nel cuore di Benghazi…

Ma quanto scritto sui vari forum della Lybian Air, si avvera proprio in questo collegamento interno.

Rimaniamo in attesa del nostro volo, facendo amicizia con tutte le persone che come noi sperano di partire quanto prima, sentendo qualunque scusa (ovviamente se non chiedete nulla non vi verrà detto nulla…); cambio di gomme, mancanza del personale perché è venerdì, cambio dell’ossigeno, mancanza dell’aeromobile, guasto tecnico in riparazione, guasto tecnico non riparabile…

Comunque sia, potrete fare e chieder qualunque cosa, tanto il personale è come se fosse di gomma; partirete quando vorranno farvi partire…..

L’unica cosa, chiedete, come ho subito fatto, di avere un pasto e dell’acqua.

Alle 13:30 dopo il classico riconoscimento dei bagagli sulla pista, partiamo verso Benghazi.

Dopo aver lasciato i bagagli nel nostro bell’albergo, ci facciamo accompagnare da Salah e Fatah in centro…

La distruzione…

Sembra una città appena uscita da un bombardamento; i vicoli della medina sono pieni di buche e la pavimentazione è stata completamente rimossa.

Ai bordi della strada invece ci sono cumuli e cumuli di macerie, ricordo delle case abusive costruite senza le concessioni governative.

Ciò che rimane dei palazzi italiani e della splendida via lastricata che porta al palazzo dove si affacciò Mussolini, è completamente trasandato, quasi come a cancellare quanto è stato di quel periodo storico.

Siamo davvero sconvolti nel vedere una città splendida così trasandata e lasciata a se stessa.

Oggi è il compleanno di Marco e dopo aver fatto una sosta dolci alla miglior pasticceria della città e forse di tutta la Libia, andiamo a mangiare in un bel ristorante, ma sempre troppo asettico e turistico per goderlo fino in fondo…

 

03.05.2008 – Sabato – 9° giorno

Benghazi – Tolmitta – Qasr Lybia – Al Awaylah – Slonta – Omar Al Muktar – Wadi Al Kufr – Al Bayda

Lasciamo Benghazi alle 7:00; la costa della Cirenaica è più fresca e davvero splendida.

Ci fermiamo a Tolmitta dove ci sta già aspettando la nostra guida.

Tolmitta è forse uno dei siti della Libia che mi è piaciuto maggiormente.

Le sue rovine sono ancora quasi completamente da scavare, ma quando scoperto fino ad ora è splendido e davvero molto ben conservato.

Dopo un bagno e un pranzo veloce sotto le fronde degli eucalipti, ripartiamo alla volta di Qasr Lybia, splendida basilica dove sono stati scoperti dei meravigliosi mosaici.

La basilica è lasciata in completo abbandono e i mosaici sono stati rimossi nel modo peggiore, da far male al cuore; la pavimentazione della basilica è infatti stata completamente tagliuzzata a quadrati che sono esposti nel museo; il resto è completamente lasciato alla natura.

La seconda basilica è stata ristrutturata in malo modo.

Ci fermiamo in un villaggio dove c’è ancora il ricordo di un vecchio granaio italiano; niente di interessate, tant’è che dopo nemmeno 5 minuti, siamo di nuovo sul bus diretti verso Slonta.

Non pensate di trovare una grotta, in quanto ciò che rimane di essa sono solo le sculture completamente lasciate alle intemperie.

La grotta è interessante per le sculture, molto ben descritte dalla Polaris.

Arriviamo ad Omar Al Muktar, detto anche villaggio Oberdan.

La piazza è classica del periodo fascista; sinceramente questi tipi di architettura non mi esaltano granché e sono più contenta di poter visitare la scuola e scambiare due parole con le alunne, piuttosto che “ammirare” un pezzo della colonizzazione dell’Italia di Mussolini… Forse anche perché sulle colonie ho qualcosa a che ridire…

Siamo diretti a Al Bayda; sulla strada un grande ponte di metallo verniciato di bianco su una splendida gola; siamo al Wadi Al Kufr, dove la resistenza libica si nascondeva all’interno delle grotte durante la Guerra.

Arrivati ad Al Bayda e prese le stanze, dopo una veloce rinfrescata, andiamo alla scoperta del tempio di Eusclepio a piedi…

Sono ben 4 km sullo stradone principale, ma almeno camminiamo un poco.

Di fronte al tempio una struttura simil indiana è l’università di Al Bayda.

Il Tempio è abbastanza mal tenuto, ma merita comunque una vista.

Dopo questa sana sgambata, solita cena all’interno dell’albergo, anche perché abbiamo 3 persone che sono “puro spirito”…

 

04.05.2008 – Domenica – 10° giorno

Al Bayda – Cirene – Apollonia – Al Bayda

Oggi ci accompagna il grande Abdussalam Fadlallah, colui che ha partecipato agli scavi di Cirene e assieme al famosissimo professor Stucchi.

Il museo è meraviglioso e Abdussalam ci appassiona con la descrizione minuziosa della differenza dei periodi grazie alla scultura.

Ci descrive anche come si è arrivati al riconoscimento della raffigurazione della statua.

Insomma un grandissimo esperto.

Cirene è splendida, è molto ben conservata anche se devo dire che alcune restauri, anche se fatti da un architetto di fama mondiale, lasciamo alquanto di “stucco”…

In generale è meglio evitare di ricostruire, lasciando all’immaginazione quanto fosse grande la magnificenza di quanto si sta visitando, anziché lasciare che il presente si inghiotta alle volte il passato o dando dei significati diversi a quanto costruito così tanti anni addietro.

Cirene è splendida, ma mi ha lasciato abbastanza interdetta per il restauro bruto che non mi ha lasciato apprezzare appieno il suo splendore…

Apollonia è interessante, anche se minore.

Quanto di più incredibile è la posizione magistrale del teatro, al bordo del mare.

Poiché la maggior parte del gruppo vorrebbe fare ancora un bagnettino ed è presto, chiediamo a Fatah e a Salah di portarci in spiaggia.

Sicuri di farci felici, ci portano in un bruttissimo villaggio vicino ad Apollonia, vicino purtroppo anche ad altre fabbriche, dove ci siamo solo noi.

Qualcuno fa il bagno, altri prendono il sole, altri, colgono l’occasione per gustarsi un buon gelato confezionato libico!

Torniamo verso Al Bayda e dopo aver cambiato gli ultimi euro, cerchiamo lo splendido ristorante in cui abbiamo cenato con fibrillazione dell’intero gruppo che non sapeva se fosse meglio mangiare o fotografare!!!

05.05.2008 – Lunedì – 11° giorno

Al Bayda – Al Athrum – Ras Hilal – Tolemaide – Tocra – Benghazi

E’ l’ultimo giorno…

Partiamo con molta calma, alle 9:00, verso Al Athrum, un posto splendido, soprattutto come posizione.

Qui visitiamo le due splendide basiliche bizantine sempre con l’aiuto di Valli.

Poi ci portiamo a Ras Hilal, dove si deve avere davvero tanta immaginazione visto lo sconfortante stato di abbandono del sito…

Continuiamo la nostra lunga strada verso Benghazi e, dopo aver fatto una pausa a Tolemaide, verso le 15:00 arriviamo a Tocra.

Non so dirvi se valga la pena o meno la visita di Tocra, perché l’antipatia della guida che abbiamo dovuto prendere mi ha davvero rovinato a visita…

Arriviamo a Benghazi alle 17:00 e dopo aver preso le stanze, accompagno coloro che vogliono spendere a tutti i costi gli ultimi dinari…

Non si trova molto a Benghazi, conviene davvero fare incetta di souvenir a Tripoli.

La sera andiamo a cena al ristorante Turco dove il kebab misto di pollo e agnello è davvero sublime.

Comprati dei dolcini alla solita pasticceria, andiamo a giocare a bowling e a biliardo per stare ancora un poco assieme prima di salutarci…

 

06.05.2008 – Martedì – 12° giorno

Benghazi – Italia

Ormai il viaggio è terminato; Salah e Fatah ci accompagnano all’aeroporto e aspettano che vengano espletate tutte le formalità.

Mi spiace salutarli, anche perché so che sarà difficile che li riveda ancora…

Mi aiutano a cambiare i dinari di cassa rimanenti in euro e poi, dopo averli salutati e avergli dato la mancia così tanto meritata, voliamo alla volta di Roma.

 

Un intrecciarsi di nuovo, antico, vecchio ed improbabile modernità, il tutto avvolto da una cornice stupendamente mediterranea, a tratti anche piacevolmente arabeggiante; tutto questo è la Libia.

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